EMICRANIA E INFIAMMAZIONI: LA TRAPPOLA DELLA IPERDIFESA
Oggi parliamo di IPERDIFESA in relazione a emicrania e infiammazioni.
Ho già trattato il tema delle infiammiazioni e aggressioni emotive, in particolare su come fenomeni come la sinusite, o qualsiasi cosa che finisca in “-ite”, rappresentino una risposta a ciò che percepiamo come un’aggressione.
Oggi voglio tornare su questo tema, in particolare sulla percezione dell’aggressione, poiché l’ho sperimentato di recente e voglio condividere alcuni aspetti che potrebbero essere utili a molti di voi.
Il fatto che il nostro corpo si attivi per rispondere a un’aggressione è sano, ci dice che il nostro sistema funziona correttamente: percepisce il pericolo e si attiva per gestirlo.
Il nostro corpo è costantemente esposto ad aggressioni esterne, come batteri, virus e sostanze tossiche, e a minacce interne, come cellule danneggiate o mutate. Per difendersi, ha sviluppato un sistema immunitario che reagisce immediatamente per proteggere la salute. Ma come funziona questa “difesa” e il ruolo dell’infiammazione in tutto ciò?
Cos’è un’aggressione?
Un’aggressione è un attacco o una minaccia percepita dal corpo, che può provenire da fattori esterni, come batteri, virus, funghi, danni fisici (tagli, ferite, ustioni), sostanze tossiche o allergeni. Ma le aggressioni non sono solo di natura fisica. Possono essere anche emotive.
Ogni volta che il corpo rileva una minaccia, attiva i suoi meccanismi di difesa per evitare danni gravi.
Come si difende il corpo?
Il ruolo dell’infiammazione come risposta di difesa
Quando il corpo rileva un’aggressione, avvia un processo chiamato infiammazione. L’infiammazione è una risposta di difesa che aiuta a limitare il danno e a riparare i tessuti colpiti. È il modo in cui il sistema immunitario segnala un problema e chiama le risorse necessarie per risolverlo.
Se non l’hai fatto, ti consiglio di risentire la puntata su infiammiazioni e aggressioni emotive per approfondire.
Cosa succede quando l’infiammazione diventa cronica?
L’infiammazione è benefica quando è temporanea e mirata a risolvere un problema. Tuttavia, quando diventa cronica (cioè persiste per un lungo periodo), può essere dannosa. Il sistema immunitario rimane attivo e inizia a danneggiare il corpo stesso, come se il corpo fosse in uno stato di “guerra permanente”, anche in assenza di un’aggressione reale.
Cosa succede quando il nostro sistema percepisce un attacco dove non c’è una minaccia?
Quando il corpo e la mente percepiscono un attacco anche dove non c’è una minaccia reale, possono scatenarsi reazioni difensive che, in assenza di un pericolo, diventano controproducenti. Questo fenomeno può derivare da vari fattori e colpisce sia il nostro sistema fisico (immunitario e nervoso) che quello emotivo, innescando reazioni di stress e infiammazione che possono danneggiare la nostra salute nel lungo periodo.
1. La risposta fisica a un “falso attacco”
Il nostro sistema immunitario è progettato per reagire rapidamente a qualsiasi segnale di pericolo, ma a volte può reagire in modo eccessivo anche senza un vero aggressore. Questo fenomeno è tipico delle malattie autoimmuni, in cui il corpo attacca erroneamente i suoi stessi tessuti, percependoli come “nemici”. In altri casi, il corpo può reagire con allergie e infiammazioni verso sostanze comuni e innocue, come il polline o certi cibi, attivando comunque una risposta infiammatoria come se fossero minacce reali.
2. La risposta emotiva: percepire un attacco dove non c’è
A livello emotivo, il nostro cervello può interpretare come minacce anche situazioni neutre o persone non ostili. Questo spesso accade quando siamo in uno stato di iperattenzione, in cui tendiamo a vedere potenziali pericoli anche dove non ce ne sono. Questo attiva la risposta di lotta o fuga, con il rilascio di adrenalina e cortisolo, anche senza un vero motivo, creando uno stato di tensione costante. In questi casi, possiamo percepire situazioni normali come minacciose, portando a reazioni esagerate e spesso inappropriate.
Questa iperattività è spesso il risultato di esperienze passate dolorose o traumatiche, che ci portano a una sorta di “sensibilizzazione”. Il cervello reagisce in modo eccessivo anche a stimoli simili ma non pericolosi.
Un esempio personale
Recentemente, ho rivissuto un’esperienza che mi ha fatto capire quanto profondamente certi traumi del passato possano influenzare la nostra percezione. Ho avuto di nuovo un’emicrania fortissima, come mi capitava da ragazza. Ma questa volta ho trovato la chiave per comprendere la causa del mio dolore: si trattava di un dolore legato a un attacco/accusa, radicato in una convinzione profonda che mi facesse sentire in pericolo di morte.
La ferita da ingiustizia (accompagnata dal tradimento) mi ha portato, nelle mie relazioni più strette, a soffrire il fatto di essere “travisata” o accusata ingiustamente di cose che non avevo mai detto o fatto. Ogni volta che questo accadeva, dentro di me si accendeva una miscela di rabbia e disperazione, come se quella accusa potesse costarmi letteralmente la vita.
Questa paura antica ha attivato una reazione di iperattenzione nella comunicazione. Più cercavo di non essere fraintesa, più finivo per esserlo, il che mi mandava in tilt, alimentando ciclicamente la disperazione e la rabbia.
Incredibilmente, questa dinamica si verificava solo con le persone a me più vicine: mia madre e il mio compagno. Questo passato lontano di tradimento e accuse ingiuste aveva radicato una paura profonda. E ciò che conta, è portare a galla ciò che accende la tua risposta infiammatoria e dove risiede veramente la minaccia.
Liberarsi dalle false minacce
Quando finalmente riusciamo a riconoscere e liberare il nostro corpo e la mente dalle false minacce, acquisiremo chiarezza ed energia per affrontare le minacce reali, che sono infinitamente meno di quelle che pensiamo.
Gli effetti della “falsa allerta” sul corpo
Ogni volta che percepiamo una minaccia, vera o falsa, il corpo attiva la risposta di difesa, rilasciando ormoni dello stress come il cortisolo. Se questa allerta continua, può causare effetti negativi:
- Infiammazione cronica: Lo stress costante contribuisce a mantenere l’infiammazione nel corpo, aumentando il rischio di malattie croniche, come malattie cardiovascolari, diabete, depressione e persino tumori.
- Sistema immunitario indebolito: Se la risposta allo stress persiste, il cortisolo e altri ormoni dello stress abbassano le difese immunitarie, rendendoci più vulnerabili a infezioni e malattie.
- Disturbi fisici e psicologici: Un allarme continuo può portare a stanchezza cronica, insonnia, tensione muscolare, problemi digestivi, ansia e depressione.
Come riequilibrare il sistema
Comprendere ciò che ci tiene in uno stato di allerta costante è il primo passo per disinnescare la falsa minaccia. Una volta che riconosciamo la vera paura che alimenta il nostro stato di allerta, possiamo finalmente rilassare il sistema nervoso.
Quando “disarmiamo” una minaccia percepita, il sistema nervoso passa dallo stato di allerta (lotta o fuga) a uno stato di rilassamento e riposo (riposo e digestione). Questo cambio ha un impatto positivo su tutto l’organismo, permettendo al corpo di recuperare e guarire l’infiammazione.
Il sistema nervoso autonomo: come funziona l’attivazione e il rilascio
Il sistema nervoso autonomo ha due componenti principali:
- Sistema nervoso simpatico: si attiva in risposta allo stress e al pericolo, preparando il corpo a reagire velocemente.
- Sistema nervoso parasimpatico: si attiva per calmare il corpo una volta che la minaccia è passata.
Quando percepiamo un attacco, il sistema simpatico prende il sopravvento, provocando aumento del battito cardiaco, respirazione accelerata, tensione muscolare e rilascio di ormoni dello stress. Tuttavia, quando disinneschiamo la minaccia, il sistema parasimpatico entra in azione, riducendo la frequenza cardiaca, rilassando i muscoli, abbassando la tensione e diminuendo l’infiammazione.
Speciale Mal di Testa: il lobo frontale
Se soffri di forti dolori alla testa, specialmente nella parte frontale, potrebbe essere utile comprendere il collegamento con l’iperallerta. Quando il sistema nervoso è sovraccarico, i muscoli, soprattutto quelli intorno alla testa, al collo e alla fronte, possono contrarsi inconsciamente. Questa tensione provoca tensioni craniali e un aumento della pressione nella parte frontale della testa, che percepiamo come dolore o pesantezza.
Il sovraccarico della corteccia prefrontale, la zona del cervello coinvolta nella gestione dello stress e delle emozioni, può portare a cefalea tensiva. Quando il cervello cerca di mantenere il controllo delle emozioni e dei pensieri in uno stato di allerta, il risultato può essere una sensazione di pressione e dolore nella zona frontale.
Ora vi è più chiaro perché, al di là delle pastiglie, il primo passo è capire cosa percepiamo come una minaccia. Cosa ci tocca profondamente e fa scattare il nostro stato di allerta? Questo è ciò che dobbiamo esplorare per ridurre il dolore e ristabilire l’equilibrio.
Buona esplorazione!